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Come la relazione con l’animale può mediare e facilitare i minori di qualunque età nel tornare a scuola
La quarantena è ormai in vigore da diverse settimane, inizialmente sembrava quasi come una piccola vacanza dai ritmi e dallo stress quotidiano e attualmente invece vissuta come una prigione, i più piccoli iniziano a scalpitare e a mostrare segni di insofferenza a questa chiusura in casa forzata.
Se all’inizio i genitori e i caregiver hanno dedicato le loro energie a confortare i bambini, trovare le parole e i modi giusti per spiegare cosa avveniva, motivare il perché non si può più uscire al parco o andare a scuola, allo stesso tempo vi è stato un adattamento alla didattica online e allo smart working e alla costruzione di una nuova routine funzionale per adulti e bambini all’interno delle mura domestiche.
Ora che è certo che la scuola non riprenderà prima di Settembre, è lecito domandarsi come sarà il rientro a scuola, inteso sia a livello pratico che a livello di impatto psicologico dopo sei mesi a casa con la propria famiglia?
Ovviamente dobbiamo considerare le diverse fasce di età e differenziare i bisogni di ognuna.
Un bambino del nido e della scuola dell’infanzia e della scuola primaria ha bisogno di spazi esterni, di condividere, di socializzare, di fare nuove esperienze nel mondo, di conoscere ed esplorare e creare nuovi apprendimenti.
Ha bisogno di creare i primi legami amicali, di fare gruppo, di acquisire maggiore sicurezza in se stesso e sviluppare una buona auto efficacia nell’ambiente.
I bisogni diventano differenti per i pre-adolescenti e adolescenti, quindi in riferimento alla scuola secondaria di primo e secondo grado, i ragazzi in questo caso attraversano una fase costruttiva, caratterizzata dalla ricerca di coerenza, di unità, di senso di sé.
Questa fase è stata in qualche modo interrotta dal momento che scuola e vita sociale sono venute a mancare. La durata prolungata dell’isolamento, la paura dell’infezione, la frustrazione, la noia, la mancanza di contatti personali e di relazioni con amici, compagni di classe, insegnanti, la mancanza di spazi privati in casa, generano ansia e pensieri negativi verso il futuro.
Fondamentale tenere conto anche di tutti quei bambini e alunni con disabilità fisico/motoria e di tutto il lavoro svolto dalle varie figure di sostegno ed educative sull’integrazione scolastica e nel gruppo sociale e dei piccoli progressi ottenuti dopo tanti sforzi.
Bisogna tener conto che per questi minori e le loro famiglie l’isolamento è stato ancora più faticoso psicologicamente e mentalmente ed il rientro a scuola sarà segnato da molteplici difficoltà.
Per quanto gli adulti possano essere stati attenti a non incidere con pensieri negativi nei minori, è giusto ricordare che i bambini e gli adolescenti sono delle vere e proprie spugne, assorbono e vivono di riflesso il nostro stress, i nostri umori, gli stati emotivi, i nostri cedimenti, le nostre ansie.
Citando la SISST (Società Italiana sullo Studio dello Stress Traumatico)
“in alcuni casi si possono attivare comportamenti come disattenzione, problemi di concentrazione, irritabilità, sonno disturbato, regressioni di vario tipo. Le difficoltà emotive possono non sempre essere visibili e saranno proporzionate alle capacità individuali di assorbimento di ciascuno. I genitori e chi sta accanto ai minori hanno anche la funzione didattica di cuscinetto che attutisce senza nascondere.”
Inoltre una ricerca svolta sul territorio regionale da IFOS, l’Istituto di Formazione Sardo pubblicata il 31 Marzo 2020 sugli effetti psicologici del Coronavirus sulla vita dei bambini ha dato dei risultati allarmanti.
- bambino su quattro (26,48%) ha manifestato il sintomo regressivo della richiesta di vicinanza fisica ai genitori durante la notte e quasi uno su cinque (18,17%) paure che prima non aveva mai avuto.
- Metà dei bambini (53,53%) ha manifestato maggiore irritabilità, intolleranza alle regole, capricci e richieste eccessive, e uno su cinque cambiamenti di umore (21,17%).
- Uno su tre (34,26%) nervosismo nei confronti della pandemia quando in casa o in TV si parla del coronavirus oppure per via delle restrizioni. (43,26%) è apparso maggiormente svogliato rispetto alle attività che svolgeva prima della pandemia tra cui giocare, studiare, ordinare i giochi.
Abbiamo raccolto qualche pensiero sul rientro a scuola di alcune mamme:
“La mia bambina di 4 anni in questi mesi è sempre più legata a noi genitori, mi preoccupa molto il distacco nel momento in cui dovrà tornare a scuola”
“I miei figli sono alla primaria, uno andrà in terza e la più grande in prima media. La ripresa scolastica sarà da un lato una gioia per la ripresa della socialità e dall’altro una criticità per un nuovo cambiamento e soprattutto l’ansia per cosa si potrà fare o no a livello relazionale. Sarà difficile per loro gestire le emozioni”
“Gli orari saranno un forte fattore di stress. La gestione dei ritmi sonno veglia e condividere di nuovo degli spazi fisici con altre persone, ma soprattutto il distacco dalle figure genitoriali sarà molto impattante, in questi mesi ha manifestato episodi di ansia e pianto immotivato”La pet therapy come supporto al rientro scolastico
Un interessante articolo dal titolo “Il ritorno alla vita dei bambini: cominciare a pensarci si può, anzi si deve” di Raffaele Iosa, inerente al rientro scolastico dice:
“Per i primi mesi, è opportuno pensare ad altro personale, in particolare gli stessi educatori ma anche animatori e esperti sociali del territorio, che costruiscano situazioni didattiche utili a ristabilire un rapporto tra bambini e curricolo, apprendimenti, esperienze di insegnamento di ricerca, ecc.. che abbia il valore del compensativo rispetto al tempo perduto l’anno scolastico precedente” .
Poi aggiunge; “È opportuno che anche con un diradamento maggiore siano attivate tutte le risorse del territorio per realizzare opzioni di esperienze educative fuori/scuola e in situazioni protette, al fine di favorire anche un aiuto concreto alle famiglie. Lasciare la scuola da sola a gestirsi il rientro sarebbe un vulnus educativo che pagherebbero i bambini e le loro famiglie”.
E’ evidente l’esigenza di creare nuovi spazi scolastici, intesi come la scuola che si sposta nel territorio, in un parco, all’aperto, un adattamento creativo essenziale per permettere un sano rientro scolastico per tutte le fasce di età.
In quest’ottica, come esperti della relazione uomo-animale, noi siamo convinti che gli Interventi Assistiti con gli animali, possano essere di estremo supporto e sostegno ai più piccoli e tutto il personale scolastico per il rientro nelle aule a Settembre.
L’animale, come mediatore e facilitatore sociale, farà da tramite in questo importante riadattamento, la sua presenza genuina e non giudicante permetterà ai bambini e agli alunni di sentirsi accolti, di creare uno spazio accogliente per stare insieme e ritrovarsi con compagni e figure educative.
L’animale non ha pretese se non l’entrare in “contatto”, in relazione con il prossimo, dove l’uso delle parole è superfluo.
Insieme con l’animale coterapeuta andremo a “co-creare” un nuovo ambiente scolastico, marcando positivamente lo stare insieme e la bellezza di ritrovarsi.
Non solo pensiamo al cane che può accedere nei plessi scolastici, ma ci immaginiamo di poter costruire insieme al personale educativo e scolastico anche delle proposte fuori dalle scuole, come delle vere e proprie attività didattiche in esterno, al parco o al maneggio insieme ai cavalli.
Pensiamo che il rientro a scuola debba essere gestito con cautela e massima attenzione relativa ai vissuti dei minori in età scolastica e al loro sistema emotivo.
Nei nostri progetti di Pet therapy è sempre presente la figura dello psicologo che mai come in questa fase è necessaria. Siamo disponibili e aperti a confrontarci con il mondo scolastico e trovare insieme le soluzioni migliori per i bambini e ragazzi che stanno affrontando questo difficile ostacolo nella loro vita.
La pet therapy come supporto al rientro scolastico