Corso di formazione per proprietari di cani “Patentino”
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Febbraio 27, 2018Le nostre emozioni quando muore un animale
Se il Paradiso esiste è giusto che sia popolato di animali.
Ve lo immaginate un Eden senza il canto degli uccelli, il garrire delle rondini, il belare delle caprette e l’apparire del buffo e curioso musetto di un coniglio?
Di sicuro nel mio Paradiso ideale non possono non echeggiare miagolii da ogni angolo. Il festoso abbaiare di cani che giocano finalmente sereni.
(Giorgio Celli)
Molto spesso l’animale è considerato un amico, un compagno, un membro della famiglia, e la sua morte è intensamente dolorosa, soprattutto se rappresentava la principale fonte di compagnia. Amare, e soprattutto essere amati da un animale domestico è un’esperienza totalizzante.
Perché gli animali hanno la capacità di connetterci all’istante con la natura, con i nostri istinti più genuini, con la nostra capacità di dare, con il nostro essere bambini, spontanei. Loro si rendono importanti e indispensabili senza parole, senza compromessi, non ci giudicano ma ci amano per come siamo, e spesso sono in grado di far emergere la parte più buona e pura di noi. In un recente studio americano sulle principali cause di depressione, gli intervistati hanno indicato, tra le prime 5 posizioni, la perdita del proprio animale.
Questo rende bene l’idea dell’impatto emotivo che può avere questo evento. Nella mondo in cui viviamo spesso ci vergogniamo di ammettere il nostro dolore, perché non ci siamo capiti ma anzi sminuiti e banalizzati per ciò che proviamo e ci sentiamo dire frasi come queste; “Era solo un cane”, oppure “sostituiscilo” , “tutto questo dramma per un animale”, per questo è consigliato aprirsi e parlarne solo con persone che veramente ci capiscono e che desiderano aiutarci e starci vicine in questo momento. È inoltre fondamentale per le dinamiche di accettazione della perdita, quale sia stata la causa della morte.
Uno studio americano non sul lutto degli animali ma delle persone ha cercato di connettere l’intensità delle reazioni psico-fisiche ad una classe di eventi raggruppati sotto l’acronimo NASH (Natural, Accidental, Suicide, Homicide) e hanno appurato che l’intensità dello shock e delle reazioni emotive aumenta in progressione a seconda che i lutti siano dovuti a cause naturali, ad incidenti, a suicidi e ad omicidi.
Se la morte è naturale e prevedibile come ad esempio quando arriva dopo una lunga malattia, il soggetto avrà molto più tempo per prepararsi ad affrontarla, a differenza di quelle improvvise, come incidenti o cause particolarmente drammatiche, che complicheranno fin dall’inizio le reazioni emotive e la successiva elaborazione del lutto. Se la morte avviene per suicidio ed omicidio subentreranno sentimenti complessi come la colpa, la paura e la rabbia e ciò comporterà un rischio di complicazione per un ritorno al vissuto adeguato. Anche se questo studio si riferisce alle persone possiamo giungere alla conclusione che sia così anche per i nostri animali, togliendo l’opzione suicidio, quando il nostro amico muore per un incidente o per eutanasia il senso di colpa è maggiore, è più difficile sarà il percorso da affrontare.
Anche nel caso del lutto per un animale domestico possono essere applicati gli stadi dell’elaborazione del lutto di Elisabeth Kübler-Ross:
1. Negazione. Si tratta della fase iniziale in cui ancora non ci si rende conto dell’accaduto e ci si comporta come se non fosse successo, ad esempio continuando a riempire le ciotole o sistemando la cuccia.
2. Agli inizi ci sembra ancora di sentire il nostro piccolo amico o ci aspettiamo di vederlo dietro la porta non appena rincasiamo: non c’è nulla di strano, la nostra routine era incentrata sulla sua presenza.
3. Rabbia. “Perchè proprio a me?” “non è giusto”
4. Rimpianto. Ci si sente in colpa per non aver trascorso tempo a sufficienza con il proprio amico a quattro zampe o per non aver colto in tempo i segnali di una malattia. In caso di morte per incidente, si aggiungono pensieri punitivi per non aver chiuso con accuratezza un cancello o non aver vigilato abbastanza. Si tratta dei cosiddetti pensieri “E se…”, in caso di eutanasia ci sente in colpa perché si pensa che si poteva fare di più
5. Depressione. Intesa come profonda tristezza per la perdita; si tratta dello stadio più lungo. Il pensiero del nostro animale sarà sempre nella nostra testa anche nei momenti piu felici e meno opportuni, e ci porterà dolore e tristezza
6. Accettazione. Fase finale, non coincide con la dimenticanza dei bei momenti trascorsi insieme. SI prende coscienza dell’accaduto e si è pronti a parlare del proprio animale al passato.
Ci sono due punti di vista differenti riguardo al dopo, chi consiglia di prendere subito un nuovo animale e chi invece dice di aspettare, o forse non prenderne più. Questa scelta dipenda da persona a persona, dalla situazione psicologica e mentale in cui la persona che ha subito il lutto si trova, per molte persone prendere subito un nuovo compagno di vita può risultare la scelta più spontanea, si sentono pronte ad una nuova relazione e ad un nuovo percorso di crescita e di vita insieme, sanno con consapevolezza che il nuovo arrivato non andrà mai a sostituire il precedente, sarà diverso in tanti aspetti e lo si amerà per quello che è senza fare paragoni.
Altre persone invece non sono pronte e spesso prese dall’impulso del detto “chiodo scaccia chiodo” tendono a prendere impulsivamente un altro animale, in questo caso come surrogato o sostituto del precedente, con la conseguenza di instaurare una relazione non positiva, essere delusi e fare continui paragoni che non hanno ragione di esistere. Spesso prima di prendere un altro animale ci vuole tempo, ognuno di noi è diverso, si sente spesso dire da chi ha appena subito un lutto di questo tipo, che non prenderà mai più un animale con sé, perché si soffre troppo e si sta tanto male quando vanno via.
In realtà è raro che questo avvenga, chi ha sempre avuto animali da compagnia e li ha amati e rispettati profondamente, difficilmente riuscirà a vivere senza averli fra i piedi. Si è vero si soffre tanto quando ci lasciano, spesso ci fanno sentire impotenti, vorremo fare di più per loro, ma la cosa più importante è fargli vivere una vita felice, serena, ricca di stimoli ed esperienze vissute insieme, e quando arriva l’ora lasciarli andare, con tutto l’amore che abbiamo per loro.
Per alcuni può essere un sollievo adottare subito un altro animale, altri lo vedono come un “tradimento”: si tratta di una scelta intima e soggettiva. È sicuramente utile e consigliato se possibile dare l’ultimo saluto e l’ultima carezza la proprio animale, vederlo l’ultima volta con i nostri occhi per rendere l’accaduto reale nella nostra testa, non salutarlo potrebbe causarci rimpianto in futuro. Seppellirlo in giardino quando possibile portargli dei fiori, o seppellirlo con il suo gioco preferito.
Mentre per tutti gli oggetti che ci lascerà in casa come cuccia, copertine, giocattoli, si può sceglierle di conservarle per un futuro nuovo animale da accogliere a cui vogliamo donare i giochi del precedente, o se si pensa di non prendere altri animali a breve, possiamo andare in un canile o in un rifugio e fare felice qualche trovatello.
La sensazione di perdita e tristezza rimane, se però ci rendiamo conto che non riusciamo più a vivere la nostra vita in modo normale, e ci sentiamo depressi è meglio andare da uno psicologo, per farci aiutare a vivere in maniera più idonea e sana questa perdita e questo distacco. Se volete un consiglio personalizzato contattateci a info@killia.it